1. Introduzione
Il collasso dell'Unione Sovietica ed il travaglio delle Repubbliche nate dalla sua disintegrazione appaiono il risultato dell'interazione di vari fattori socio-politici, oltre che di decisioni controproducenti di natura economica.
Le crisi politiche interne e i conseguenti conflitti armati hanno reso complessa una situazione che, ottimisticamente, Kozirev, Ministro degli esteri russo, aveva definito prossima a "un nuovo livello di integrazione".
Dopo quasi tre anni di vita, la C.S.I. non appare in grado di influire sul miglioramento della situazione.
Inoltre, complicata appare la situazione economica: i danni causati da decenni di pianificazione centralizzata sono stati amplificati dalle politiche di riforma della Perestrojka.
La Federazione Russa con i suoi 149.5 milioni di abitanti sta attraversando una gravissima crisi politica, sociale ma principalmente economica.
I salari non sono più idonei a garantire una vita dignitosa e il reddito dei ceti più agiati è superiore di circa 35 volte a quello dei ceti più poveri.
La produzione ha subito una flessione del 30%, il rublo ha perso un terzo del suo potere di acquisto anche se l'inflazione risulta stabilizzata intorno al 10%.
Un tentativo di risanare la situazione è stato quello di fondare su nuove regole i rapporti economici con le altre repubbliche. Tuttavia, le barriere doganali e le nuove tariffe delle risorse energetiche hanno portato nella recessione le altre repubbliche aumentando, in tal modo, i fattori di crisi all'interno della C.S.I.
2. Cenni sulla criminalità in URSS prima della perestrojka
La predetta catastrofica situazione socio-politico-economica è stata l'habitat naturale per il proliferare della criminalità organizzata.
Tuttavia il fenomeno definito "crimine organizzato" è, verosimilmente, il logico sviluppo di una società in via di trasformazione.
Fino a quando il sistema sovietico ha retto, le attività economiche dei privati si sviluppavano al di fuori delle rigide regole costituenti il sistema di pianificazione centralizzata.
In tale contesto il "mercato nero" e il "mercato grigio" costituivano il mezzo più idoneo per ottenere quanto il mercato ufficiale non poteva erogare.
Dal mercato nero, del tutto clandestino, derivava il contrabbando di merci, lo spaccio di stupefacenti e di materiale pornografico e l'acquisto di valuta estera.
Il mercato grigio, fornendo beni e servizi in concorrenza con il mercato ufficiale ma a prezzo di mercato, aveva dato luogo alla corruzione dei funzionari pubblici.
Il comportamento delle pubbliche Autorità aveva ingenerato nella popolazione la convinzione che una legge poteva essere rispettata fino a che non diveniva incompatibile con i propri interessi e tale constatazione favoriva una sorta di intraprendenza personale che sfociava in rapine, furti, truffe, reati economici e valutari.
Secondo alcune statistiche dal 1961, anno di emanazione di un nuovo codice penale, al 1987, in URSS sono stati condannati 24 milioni di persone (per la polizia sono oltre 35 milioni) di cui 1/3 è diventato recidivo. Più del 70% degli illeciti riguardava i reati contro il patrimonio.
Dei 2 milioni di vagabondi esistenti, oltre 300.000 subivano delle sanzioni penali.
Nel febbraio '89, (per la prima volta dopo il 1933), l'URSS ha reso note le statistiche sulla criminalità riguardanti il biennio 1987-88.
Statistiche, peraltro lacunose, segnalavano un aumento del 44,4% delle rapine e del 42,8% dei furti. Altri reati contro la proprietà erano aumentati del 36,6% (548.524). Gli omicidi erano aumentati del 14,1% e le lesioni personali avevano raggiunto quota 37.191. Nel 1988, 17.658 donne avevano subito violenza sessuale e 183.953 minorenni erano stati fermati per aver commesso reati. Stranamente non risultano presenti le voci "droga" e "prostituzione".
3. L'evoluzione della criminalità organizzata nella C.S.I.
Nell'evoluzione del crimine organizzato, fattore fondamentale si è rivelato il fallimento del tentativo di trasformare l'economia pianificata in economia di mercato.
È convinzione generale che, oltre alle oggettive difficoltà economiche, a determinare il fallimento della nuova politica sovietica abbiano contribuito:
- la nomenklatura, preoccupata di perdere i privilegi di cui aveva goduto nella gestione delle enormi risorse finanziarie;
- il complesso militare industriale, da sempre determinante nelle scelte socio-politico-economiche.
Minato alla base e ostacolato da più parti, il progetto economico di Gorbaciov ha prodotto una pericolosa corsa all'arricchimento. Il 1987 ha visto, infatti, il sorgere di una miriade di imprese private, società, associazioni e finanziarie che avevano come unico scopo quello di legalizzare rapidamente i proventi illeciti di attività che, nella maggior parte dei casi, erano illegali.
Inoltre, sotto la presidenza di Eltsin, le privatizzazioni hanno facilitato l'immissione di notevoli flussi di denaro di illecita provenienza in un mercato sostanzialmente senza regole.
a. Il crimine organizzato comune e quello legato al PCUS
In un sistema di rigida centralizzazione come era quello sovietico è naturale che siano esistiti stretti rapporti tra la criminalità organizzata ed esponenti politici.
Si può delineare la criminalità professionale e quella legata al potere politico come due cerchi intersecati che hanno una parte centrale comune e i settori laterali distinti e separati.
È, infatti, verosimile che la criminalità organizzata sovietica, privata della possibilità di instaurare rapporti di collaborazione all'esterno si sia sviluppata assicurandosi la complicità di elementi dell'apparato burocratico o delle forze dell'ordine.
Se la Perestrojka non è riuscita a recidere tale legame, ciò è verosimilmente dipeso da diversi fattori tra i quali: lo strapotere degli alti burocrati nella partecipazione di qualsiasi attività economica lecita e illecita; l'inesistenza di un effettivo controllo sui pubblici poteri che ha permesso la distrazione di crediti concessi per attività di pubblica utilità; la grave crisi economica diffusa.
Si ritiene che gli uomini d'apparato siano diventati dei manager; i quadri mafiosi hanno solo mutato modalità di integrazione nelle nuove strutture economiche ma il sistema continua a rimanere immutabile.
Considerato che in questo periodo di transizione la "nomenklatura" dell'ex partito comunista ha continuato a gestire il potere e che in tal modo ha potuto anche disporre del capitale finanziario esistente, è evidente che la nuova economia avrà come artefici principali i dirigenti e i funzionari dell'ex Partito i quali, rinunciando a quella ideologia che è sempre stata la copertura per attività illecite, si garantiranno tutte le condizioni necessarie per una futura prosperità.
Si può quindi affermare che "il processo di legalizzazione della mafia e delle sue attività è uno dei fenomeni più significativi dell'epoca della perestrojka" .
In un contesto politico con tali caratteristiche, la criminalità professionale si è rapidamente diffusa, diventando sempre più aggressiva e crudele e sempre più pronta a correre maggiori rischi per ottimizzare i profitti.
Fonti del Ministero degli Interni russo hanno affermato che in diverse città le strutture criminali rappresentano serie alternative agli organi dello Stato e che un loro futuro e probabile consolidamento costituirà una minaccia per l'ordine democratico.
b. La struttura in generale
Le oltre 6.000 cosche attualmente operanti nella Federazione Russa possono contare sulla utilizzazione di oltre 115.000 affiliati e di ben 3 milioni di fiancheggiatori.
È possibile constatare tre livelli di aggregazione.
Ad un primo livello troviamo gruppi composti da 10-15 elementi: gang criminali operanti nel settore della microcriminalità.
Al secondo livello operano oltre 700 organizzazioni ognuna delle quali può contare su centinaia di componenti.
L'ultimo livello vede la presenza di circa 150 cosche che arrivano a condizionare l'economia statale, utilizzano i canali leciti per svolgere attività illecite dalle quali traggono molteplici profitti che permettono di eliminare la concorrenza e di restare padroni del sistema economico statale.
Non esiste nella Federazione una vera cupola mafiosa: le varie cosche hanno una competenza diretta sul proprio territorio; i gruppi criminali locali si dividono le zone di influenza e i settori di attività dal racket al traffico di materiale radioattivo.
La struttura elementare di un gruppo criminale può essere così definita: al vertice troviamo un boss che controlla quattro settori criminali attraverso un luogotenente (capo brigata) avente le funzioni di intermediario; l'attività del luogotenente è sottoposta al controllo di due uomini di fiducia del boss al fine di assicurarne la lealtà. Normalmente, le quattro attività criminali consistono in traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, corruzione e omicidi.
c. Particolarità delle diverse tipologie criminali
Secondo una teoria accreditata, negli ultimi venti anni, il mondo criminale russo è costituito da sei categorie di delinquenti gerarchicamente ordinate, ancor oggi esistenti, sebbene le distinzioni siano meno marcate.
Al livello inferiore sono situati i "non professionisti", tra i quali spiccano i "pacany", i giovani. La criminalità minorile, in continuo aumento, si fonda su proprie leggi, strutture e autorità, sebbene sia riscontrabile un diffuso tentativo di imitare la criminalità "adulta". La maggior parte dei reati consumati riguardano le offese al patrimonio e alla proprietà.
Nei primi dieci mesi del 1994, 177.300 reati sono stati commessi da adolescenti, o con la loro complicità, con un incremento dell'1,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Un altro dato importante, che dovrebbe destare allarme sociale, è l'incremento della criminalità femminile: nei primi dieci mesi del 1994 le donne incriminate sono state 153.115, cioè il 13,1% del totale, con un ritmo di crescita del 34,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Nel gradino successivo, col compito di svolgere attività di bassa manovalanza, troviamo i "sesterki". L'etimologia del nome, "numero sei", indica l'atteggiamento curvo di sottomissione che questi devono avere per le più alte gerarchie. L'attività svolta consiste nell'esecuzione materiale dei delitti.
Ad un livello superiore sono posizionati i "kataly". Tradizionalmente legati al gioco d'azzardo, dalla metà degli anni settanta si sono legati al mondo del mercato nero grazie alle collusioni con burocrati, esponenti della polizia o dell'amministrazione della giustizia. Godono di un raggio di azione che copre tutti gli stati della C.S.I., con esclusione di quelli in cui si è sviluppata una forte organizzazione su base locale.
I reati economici sono appannaggio dei "del'cy", gruppo molto omogeneo, fondato sulla corruzione: la maggior parte dei componenti di tale categoria svolge un'attività legale di amministrazione di fabbriche, società, enti commerciali.
La quinta categoria è quella degli "autoritety", circa 20.000 individui che svolgono un ruolo di primaria importanza: attorniati da una cerchia di fedeli si occupano principalmente di truffe e di estorsioni.
Al livello più alto si collocano i "vory v zakone" cioè "ladri che professano un codice".
Ormai conosciuti come i grandi padrini della criminalità organizzata russa, hanno, quasi del tutto, abbandonato simboli e riti per diventare i veri protagonisti del mutamento in atto nell'ex Unione Sovietica.
d. Le zone di influenza, i gruppi, il controllo del territorio e la divisione delle attività criminali
Per quanto concerne la distribuzione geografica dei gruppi criminali, il Ministero degli Interni russo nel 1993 ne aveva individuato oltre il 50% nelle città e nelle regioni di Mosca e San Pietroburgo.
Ai 10.000 criminali professionisti vanno aggiunti diversi appartenenti alla forza pubblica che, in cambio della loro opera, ricevono uno stipendio di 500 dollari (lo stipendio statale è di 70 dollari).
È stato calcolato che la mafia impiega il 9% della popolazione attiva e pretende da banche e negozi una tangente calcolata fino al 50% del volume di affari: otto negozi su dieci pagano.
Mosca, con le sue 150 nuove banche private e con i 120 casinò nati nel giro di poche settimane, è l'esempio lampante di questo "nuovo corso". Le estorsioni, il traffico di stupefacenti, di armi, di opere d'arte e di auto rubate è di competenza dei ceceni; gli azeri taglieggiano i mercati alimentari; i georgiani sono specializzati in frodi bancarie.
Dal punto di vista territoriale, mentre il nord della città è controllato dal clan dei daghestani che operano nell'ambito del narcotraffico, il sud è diviso tra la famiglia Ljuberc, specializzata in estorsioni, e la famiglia Sol'ncev (rapine).
Quando questi confini vengono violati, si assiste a sanguinosi regolamenti di conti o a omicidi "eccellenti". Secondo l'"Isvestia", nel giugno del 1994, si sarebbe svolto un summit tra i padrini russi per decidere la spartizione tra i gruppi criminali sia a livello territoriale che per settori di attività.
I tentativi di portare allo scoperto queste trame vengono cancellati con l'eliminazione fisica di chi si interessa: Dimitrij Kholodov, un cronista che stava indagando su un traffico di armi e su presunte complicità dei vertici militari, è stato ucciso con la tecnica della valigetta-bomba.
Un altro episodio è meritevole di menzione perché idoneo a far comprendere il pericolo che aleggia su Mosca. La "mafia degli appartamenti" ha convinto migliaia di anziani ad acquistare gli appartamenti, che lo Stato aveva messo in vendita e nei quali questi avevano vissuto come inquilini per molti anni, finanziandone l'acquisto a patto di succedere nella proprietà alla morte dell'acquirente. Nel giro di pochi giorni quasi tremila acquirenti sono stati trovati morti.
È altresì probabile che i gruppi criminali, attraverso i mass media, stiano cercando di manipolare l'opinione pubblica nel tentativo di attaccare le stesse strutture portanti della società. Nella seconda metà del 1994, i mezzi di comunicazione hanno divulgato l'idea secondo la quale le attività criminali sono condizioni indispensabili per lo sviluppo dell'economia statale. In base a tale teoria le ricchezze accumulate dai criminali rientrano nel circuito legale diventando uno strumento di redistribuzione del reddito.
Ma questa teoria potrebbe facilmente essere confutata.
Nei primi mesi di quest'anno il sistema radiotelevisivo russo è stato colpito da diversi tragici avvenimenti.
Nel marzo, infatti, nel giro di pochi giorni sono stati uccisi Vladislav Listyev, direttore della Ostankino (la televisione pubblica), e Igor Kaverin, tecnico della radio indipendente "Kakhoda libera".
È verosimile che Listyev sia stato ucciso per la lotta che portava avanti contro il racket che controlla la pubblicità televisiva, dalla quale il crimine organizzato trae proventi di circa 7 milioni di dollari al mese.
L'omicidio di Listyev ha provocato le dimissioni del presidente della TV pubblica Alexander Yakovlev "stanco di servire demagoghi".
4. Le principali attività illegali
C'è una considerazione preliminare da fare nell'accingersi ad analizzare le tipologie criminali ed il loro modus operandi: la criminalità nel mondo occidentale riguarda una componente più o meno grande della società, ma la maggior parte della popolazione vive onestamente. Al contrario, nelle regioni della CSI non esiste più un solo settore ove sia possibile evitare il contatto con la malavita che coinvolge un numero straordinariamente elevato di persone.
Secondo Petr Filippov, direttore del Centro di analisi delle politiche sociali ed economiche, "il crimine organizzato non incontra resistenza e sta crescendo un'intera generazione per la quale questa situazione è normale".
Di recente, nel marzo di quest'anno, il Consiglio di Sicurezza presidenziale ha ammesso che "la criminalità organizzata gode di una sostanziale impunità: situazione che genera sfiducia nella società e minaccia la sicurezza nazionale".
L'analisi delle principali attività criminali testimonia gli alti livelli raggiunti dall' "Organizzazione".
Secondo una ricerca effettuata nel 1993 dal Ministero degli Interni della Federazione Russa, i vari reati commessi dai gruppi criminali organizzati possono essere così classificati:
- crimini afferenti la sfera economica = 42% (appropriazione indebita, fabbricazione di valuta falsa, concussione, corruzione, violazione delle norme che regolano le operazioni in valuta, adulterazioni di vodka e cognac);
- violenza a scopo di lucro = 48% (banditismo, brigantaggio, estorsioni e furti);
- reati connessi alla produzione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti = 5%;
- altri reati = 5% (contrabbando e lenocinio).
Al controllo su banche e società, ai reati di "primo livello" e ai traffici illeciti si sono, via via, aggiunte le operazioni bancarie fraudolente, il contrabbando di materiale radioattivo e di materie prime e le esportazioni illegali di valuta.
Vengono privilegiati i contatti con gli alti esponenti dell'apparato e si consolidano, sempre di più, i legami con il crimine organizzato internazionale. Parte degli introiti vengono poi reinvestiti nelle migliaia di imprese legali direttamente controllate dalla "mafia".
a. Traffico di stupefacenti
L'ex URSS è al primo posto nella produzione mondiale dell'hashish; esistono, inoltre, estese coltivazioni di oppio in Kazakhistan, in Uzbekistan in Tajikistan e nel Kirgikistan.
A questa produzione "naturale" si aggiunge l'attività di diverse centinaia di laboratori diretti da esperti chimici in cui si producono elevate quantità di droghe sintetiche qualitativamente superiori a quelle già esistenti nel restante mercato mondiale e, soprattutto, ad un costo molto contenuto.
Il Ministero dell'Interno russo ha stimato in oltre 100 miliardi di dollari americani il fatturato annuo della produzione interna. La droga prodotta è, in buona parte, destinata al consumo interno. Peraltro, negli ultimi anni diverse operazioni antidroga delle polizie dell'Europa occidentale hanno portato allo scoperto tentativi di esportazione della droga nei Paesi dell'Occidente.
La Russia e le regioni meridionali sono il crocevia del traffico dell'eroina prodotta dai Paesi del triangolo d'oro (Myanmar, Laos e Tailandia) e della Mezzaluna d'oro (Pakistan, Afganistan e Iran). L'eroina viene smistata nel centro Europa o attraverso il porto di Tallin (golfo di Finlandia) ovvero attraverso il porto di Odessa (Mar Nero).
La collaborazione, sempre più intensa, tra i criminali russi e i Cartelli colombiani ha fatto nascere una via di transito alternativa per la cocaina diretta in Europa. Un'operazione, conclusasi con il sequestro di 1.092 chili di cocaina a S. Pietroburgo nel febbraio del 1993, ha interrotto una spedizione che, partita dalla Colombia, aveva toccato i porti di Goteborg (Svezia) e Kotka (Finlandia) e mediante TIR russi era arrivata a San Pietroburgo. Il carico era destinato al mercato belga e a quello olandese. I servizi di sicurezza australiani hanno, inoltre, dimostrato la partecipazione al traffico di stupefacenti di numerosi marinai che prestano servizio su importanti flotte mercantili.
b. Traffico di armi
Al di là delle assicurazioni degli organi ufficiali della CSI, è aumentata la preoccupazione dell'occidente per l'interessamento del crimine organizzato nei confronti dell'arsenale militare ex sovietico e per le conseguenze che potrebbero derivare dal traffico di materiale strategico.
Nei primi mesi del 1994 a San Pietroburgo è stato scoperto un tentativo di esportare clandestinamente ben 21.000 armi da fuoco e 5 milioni di relative munizioni.
Alle forme di esportazione clandestina si aggiungono i furti dai depositi e dalle caserme che, nel 1994, sono aumentati del 200%.
A gestire questo mercato è quella che le fonti giornalistiche russe definiscono la "mafia militare".
Le destinazioni di tutto questo arsenale sono diverse: una parte va ad aumentare la potenza di fuoco delle organizzazioni criminali internazionali, un'altra è diretta nei Balcani dove è venduta (o scambiata con droga) alle fazioni in lotta. Altre direzioni sono costituite dai Paesi africani o del Medio Oriente ovvero dai gruppi di guerriglia latino-americani o europei (Irlanda del nord).
Molto più pericoloso è il contrabbando di materiali radioattivi o di componenti di armi atomiche.
Lo smembramento dell'Unione Sovietica ha fatto sì che ben quattro repubbliche (Ucraina, Russia, Bielorussia e Kazakhistan), venissero in possesso di arsenali militari e di basi atomiche. Questo fatto ha reso meno controllabili e meno protetti i sistemi d'arma strategicamente rilevanti.
Tra il '92 e il '94 sono stati resi pubblici tre casi di furto di uranio negli stabilimenti.
In questo commercio il ruolo della criminalità organizzata internazionale è, verosimilmente, quello di intermediario, non essendo interessata, per il momento, a venire in possesso di armi atomiche.
c. I reati della sfera economica
Il sistema economico delle repubbliche della CSI attraverso una gravissima crisi che lega nuovi e vecchi politici, grandi burocrati e organizzazioni criminali è, in breve tempo, diventato lo strumento per procurare straordinari arricchimenti ai danni dell'intera collettività.
Un deputato della Duma, Serghei Skoroshkin, che già era stato vittima di un fallito attentato nel maggio del 1994, dopo aver denunciato in pubblico alcuni casi di illegalità di cui era venuto a conoscenza, è stato sequestrato nei pressi di Mosca da falsi poliziotti e giustiziato con un colpo di pistola alla nuca.
Nella sola Russia, i programmi di privatizzazione avrebbero permesso alle organizzazioni criminali di controllare oltre 50.000 imprese pubbliche e private e buona parte delle 3.000 banche esistenti.
Il controllo del sistema bancario offre alle organizzazioni criminali interne la possibilità di:
- riciclare i profitti illeciti e finanziare le imprese di copertura delle cosche;
- gestire i crediti agevolati concessi dallo stato per lo sviluppo delle imprese;
- conoscere, attraverso i canali informativi, i soggetti da ricattare o cui estorcere denaro.
Truffe alle banche avvengono ormai periodicamente: nel '92, un gruppo ceceno, con falsi avvisi di pagamento, fece trasferire su conti appositamente aperti 350.000 $ americani; sempre i ceceni hanno, in diverse occasioni, truffato banche della Siberia con lettere di credito false, assegni contraffatti e ordini di pagamento per società all'oscuro di tutto. Un'altra possibilità di facile arricchimento è data dal controllo della Borsa interbancaria che determina il cambio rublo-dollaro.
Nei primi quattro mesi del ‘92, informazioni partite dalla Banca centrale permisero ad alcuni esponenti della malavita di guadagnare oltre 500 milioni di $ americani speculando sul rublo.
Illegalità sono frequenti anche nelle attività private: i commercianti non fatturano le merci e falsificano i conti; nelle compravendite di immobili è prassi costante fornire una cifra notevolmente inferiore a quella reale (per questo motivo gli appartamenti di Mosca, che dalle statistiche ufficiali risultano convenienti, vengono in realtà pagati a caro prezzo).
Lo sviluppo dei rapporti commerciali fra le repubbliche dell'ex URSS e il resto del mondo è stato notevolmente inquinato dall'azione dei gruppi criminali.
Le frodi commerciali hanno colpito soprattutto le esportazioni di materie prime di cui il territorio sovietico è ricchissimo, in particolare le esportazioni verso l'Europa e l'Asia.
Il riciclaggio utilizza il denaro che proviene da Casinò, prostituzione, racket, traffici vari, reinvestendolo in altre attività lecite o illecite mediante diversi escamotage: attività di agenzie di cambio e falsi avvisi bancari; creazione di imprese insolventi, soprattutto compagnie assicurative; operazioni bancarie associate a conversione di rubli in valuta estera e fondi comuni di investimento.
Il maggior numero di reati attinenti alla sfera economica sono stati denunciati nelle città di Mosca (6.344) e di San Pietroburgo (3.071), nel territorio di Krasnodar (3.952), nelle regioni di Mosca (3.515), di Novosibirsk (2.819) e di Sverdlovsk (2.882) (Min. Affari Interni Russo, 1994).
d. Altre attività illegali
Il "commercio di esseri umani" è un business al quale prendono parte oltre 200 gruppi criminali che operano sia all'interno che all'esterno della Federazione Russa.
L'immigrazione clandestina ha mutato, negli ultimi anni, le vie di transito. Il crocevia è attualmente l'est europeo. Dalle zone dell'Asia e dalle ex repubbliche sovietiche partono annualmente 400.000 persone che, transitando attraverso gli Stati dell'est, sono dirette ad occidente. Tutto il traffico è diretto da cittadini russi che, in collaborazione con organizzazioni criminali occidentali, portano la "merce" oltre frontiera per poi smistarla in diverse nazioni nelle quali i malcapitati saranno costretti a lavorare gratis per diversi anni.
Il ruolo del crimine organizzato nell'immigrazione clandestina è stato preso in considerazione negli ultimi anni a livello internazionale.
La Conferenza di Vienna del 23 gennaio 1991 e quella di Berlino del 31 ottobre 1991 sono state prodromiche alla Riunione Plenaria tenuta a Graz il 13-14 gennaio 1992.
Sono state sollevate le seguenti tematiche:
- la lotta all'attività criminale operante nell'immigrazione clandestina;
- la cooperazione giudiziaria in materia penale;
- l'organizzazione di unità specializzate;
- lo scambio di informazioni e la cooperazione per l'individuazione dei documenti falsi;
- le procedure e le norme per migliorare i controlli delle persone;
- la lotta all'ingresso illegale alle frontiere.
La prostituzione, sia all'interno che all'estero, è gestita da gruppi criminali specializzati. Indagini svolte negli ultimi anni hanno permesso di stabilire che il controllo sulle prostitute è molto capillare ed organizzato. Le donne hanno la possibilità di utilizzare diverse identità; ciò permetterà loro di poter ritornare al "lavoro" anche dopo essere state arrestate ed aver ricevuto l'ordine di espulsione.
I furti d'auto costituiscono un'attività rilevante per le bande russe. Le forze dell'ordine russe hanno scoperto un traffico di auto che, rubate in Ungheria, venivano trasferite e vendute nei Paesi della CSI.
Inoltre secondo fonti americane le auto rubate negli USA vengono vendute in Russia ad un prezzo elevato: viene fatto l'esempio di una Ford che, con un prezzo di listino di 15.000 $ è stata venduta a 40.000 $ (Ministero del Tesoro USA, 1994).
5. Le interazioni internazionali
Il panorama politico nato dallo sfaldamento dell'est europeo ha dato vita ad un grande mercato mondiale caratterizzato da due flussi migratori: da un lato il crimine occidentale proteso alla conquista di nuove fonti di ricchezza e, dall'altro, una criminalità in via di perfezionamento che cerca di allargare il proprio raggio di azione.
a. La criminalità russa in Europa.
L'immensa quantità di denaro proveniente dalle attività illecite precedentemente considerate non poteva certamente rimanere negli angusti confini della CSI; l'Europa occidentale costituiva il naturale sbocco per fruttuosi investimenti.
È questo un argomento che lor signori conoscono bene perché riguarda quasi tutti i paesi qui rappresentati. Per completezza di trattazione accennerò ugualmente solo ad alcuni episodi esplicativi che hanno fatto riflettere anche noi italiani.
Come è noto, negli ultimi due anni a Londra si è assistito ad un proliferare di società, associazioni e strutture commerciali russe che, per Scotland Yard, costituiscono solo una copertura legale di attività illecite.
Alcuni cadaveri di criminali russi e inglesi e denunce di tentate estorsioni hanno portato gli inquirenti ad affermare che è in atto, da parte di gang russe in concorrenza tra di loro, il tentativo di organizzare un controllo del territorio londinese con la collaborazione della criminalità locale.
Le forze di polizia inglesi hanno inoltre scoperto un traffico di armi e di esplosivi che, via mare, raggiungevano l'Irlanda del Nord.
Per la BKA, la criminalità russa operante in Germania è già strutturata in diversi gruppi. Esuli russi hanno iniziato ad operare verso la fine degli anni '70: le loro attività "preferite" sono i crimini economici, le frodi e la contraffazione di banconote. Sono geograficamente localizzati a Berlino, Monaco e nel distretto della Ruhr.
I Ceceni, apparsi per la prima volta a Berlino nel 1991, sono ritenuti responsabili di omicidi ed estorsioni.
I Georgiani, responsabili di furti e falsificazione di banconote e carte di credito, operano in Germania dalla metà degli anni '80.
Gli Ucraini, presenti dal 1990, si sono distinti nello sfruttamento della prostituzione e nell'immigrazione illegale.
La criminalità russa è una realtà a Berlino, Colonia, Monaco e Francoforte.
In quest'ultima città, nell'agosto del 1994, in un appartamento sono state uccise quattro prostitute ed il loro protettore. Le modalità di esecuzione hanno fatto pensare ad un regolamento di conti per il controllo del mercato della prostituzione che gestisce oltre 10.000 ragazze dell'est stabilmente residenti in Germania. Ma la prostituzione è solo uno dei tanti settori nei quali operano i russi le cui attività criminali riguarderebbero anche:
- il racket che taglieggia i commercianti tedeschi che hanno intenzione di svolgere attività commerciali in Russia;
- i furti d'auto che sono gestiti da padrini russi che si avvalgono di manovalanza polacca;
- il traffico di materiale strategico o nucleare destinato ad Iraq, Libia e Corea del nord.
In Finlandia sono stati creati i centri dell'amore nei quali operano oltre 3.000 prostitute. La stessa Finlandia, inoltre, è anche una base ideale per il traffico di droga e di armi per l'Europa centrale ed il sud America. Interessanti sono i traffici di oro, di alcolici e i furti di natanti.
La Svizzera è diventata uno dei due forzieri europei per i proventi illeciti del crimine russo, sebbene dal 1989 il riciclaggio sia diventato un reato.
L'altro forziere è l'Austria con le sue severe norme sul segreto bancario che, per disposizione del Parlamento Europeo, rimarranno invariate fino al dicembre del '96.
In Francia, soprattutto in Costa Azzurra, è stato rilevato un notevole incremento di investimenti immobiliari costituenti probabilmente il momento terminale dell'attività di riciclaggio.
L'Italia è interessata dal traffico di armi e materiale radioattivo. Diverse inchieste hanno stabilito uno stretto legame fra le bande russe e il crimine organizzato italiano.
Soprattutto in Romagna è stata segnalata la presenza di droghe sintetiche provenienti dai laboratori dell'est. Trafficanti e spacciatori russi sono stati individuati a Milano, Roma ed in Versilia. In quest'ultima località, in particolare, è stata accertata l'esistenza di una organizzazione russa, insediatasi stabilmente allo scopo di riciclare titoli statunitensi "lavati" da immettere sul mercato russo e di svolgere diverse attività illecite sotto la copertura di una società di import-export. Le indagini, sviluppatesi per tutto il 1994, si sono concluse con la così detta "operazione Vodka", che ha portato all'emissione di dieci ordinanze di custodia cautelare da parte del GIP del Tribunale di Lucca.
L'8 marzo 1995 è stato arrestato a Fano, nelle Marche, Monya Elson, boss della mafia russa, rivale di Boris Nayfeld. Il padrino, che a New York gestiva un ristorante, era il titolare di una ditta di import-export con sede a Fano e collegata con altre 50 imprese marchigiane. È verosimile che tale impresa fosse una copertura per traffici illegali.
L'isola di Cipro è, da diversi anni, diventata una base decisiva per l'attività criminale delle bande russe. I depositi bancari che nel 1992 erano stimati in 12,5 miliardi di $, nel 1994 sono diventati almeno 25 miliardi. L'isola conta quasi 4.000 tra imprese, cooperative, società o ditte di import-export gestite da uomini d'affari russi; contestuale è stata l'attività criminale delle bande russe tesa a colpire tutti gli affari leciti con il racket (Confcommercio, 1994).
In Israele, la mafia russa usa gli ebrei che, in base alla "legge del ritorno", hanno diritto a tornare in patria e ad aprire un conto in valuta estera senza controlli. È prevedibile che fra i 500.000 olim ucraini, russi ed uzbeki rientrati in Israele negli ultimi anni molti siano dei prestanome per il riciclaggio dei proventi illeciti.
b. La criminalità russa negli USA
Un breve cenno a parte merita la criminalità russa negli Stati Uniti. Secondo quanto dichiarato, nell'aprile del 1994, da Luis Freeh, direttore dell'FBI, "stiamo assistendo all'emergere del problema criminale russo con la nascita di incredibili e potenti gruppi criminali. E' questo un grande problema."
Indagini di polizia ed inchieste giornalistiche hanno identificato negli USA delle aree in cui operano gruppi criminali russi: Los Angeles, San Francisco (California); Miami (Florida); Chicago (Illinois); Baltimora (Maryland); Detroit (Michigan); Lincoln (Nebraska); New York; Cleveland (Ohio); Philadelphia (Pennsylvania); Seattle (Washington).
La situazione appare così preoccupante che, com'è noto, l'FBI ha creato un gruppo specializzato per evitare che questi gruppi, già operanti, possano "mettere radici" nel territorio.
In effetti negli ultimi anni sono state identificate diverse organizzazioni, tra le quali:
- Odessa, considerato il gruppo più importante della criminalità russa negli USA. Nato a Brighton Beach tra il 1975 e il 1981, il clan si è sviluppato nei primi anni '80 in sobborghi di San Francisco e Los Angeles. Secondo il Dipartimento di Giustizia della California, nell'area di San Francisco, Odessa può contare su circa 60 membri distribuiti in una struttura altamente organizzata;
- la Mafia Evangelica, che identificata nel 1993 nel nord della California, in Oregon e a Washington, a differenza di altri gruppi russi non sembra avere collegamenti con la madre patria ed opera soprattutto nell'area di Sacramento. I suoi membri, particolarmente giovani con un'età che va dai 16 ai 24 anni, sono specializzati in furti d'auto con relativa falsificazione di targhe e numeri matricolari;
- gli Armeni che operano a New York, Hollywood ed in California e si interessano di contrabbando di benzina e, ultimamente, anche di narcotraffico;
- i Ceceni, i più violenti, sono specializzati in assassinii ed estorsioni;
- Organizatsiya, gruppo multietnico: i suoi appartenenti mantengono rapporti a livello internazionale con altri gruppi criminali. Operano nelle frodi commerciali, frodi fiscali, rapine, omicidi, estorsioni e narcotraffico.
I caratteri comuni di tutti questi gruppi risultano essere i seguenti:
- le organizzazioni, fondate su basi etniche, sono composte da un numero di componenti che varia da 5 a 20 membri;
- buona parte dei membri ha un avanzato livello culturale e parla diverse lingue;
- gli affiliati evitano di avere contatti con le strutture burocratiche per timore di essere identificati;
- i gruppi sono contraddistinti da una violenza feroce che, tuttavia, è utilizzata come extrema ratio;
- disprezzano l'Autorità costituita e, spesso, confidano nella corruzione della polizia.
Fra le attività criminose, le frodi contro lo Stato e contro l'impresa privata rappresentano le tipologie prevalenti.
Rilevante è, tuttavia, l'attività di contrasto delle forze di polizia.
6. Il ruolo del crimine organizzato italiano nell'est europeo
Un mercato come quello dell'Europa dell'est, senza regole, con un'immensa e, al tempo stesso illegale, produzione di capitali e con strutture criminali pronte a difendere gli interessi illeciti non poteva non attirare l'attenzione delle cosche italiane da sempre alla ricerca di nuovi profitti.
Non si ritengono, però, del tutto fondate le considerazioni espresse nel settembre del '94 da Krilov, Viceministro russo degli Esteri, secondo il quale è stata accertata la presenza in Russia di sei diversi gruppi criminali italiani "in posizione secondaria e senza prove di legami con cosche russe nel traffico di stupefacenti e nel riciclaggio".
La mafia siciliana, già da tempo, è in stretto contatto con le gang dell'ex URSS: acquista armi convenzionali e nucleari da destinare ai Paesi mediorientali e africani. Il ruolo di intermediario non è il solo compito delle famiglie mafiose giacché parte delle armi in transito vengono trattenute in depositi per essere utilizzate in futuri attentati. Nel gennaio del '94, in una località in provincia di Catania, sono stati rinvenuti 26 razzi e 8 testate missilistiche.
Secondo fonti della polizia ceca, a Praga, nell'ottobre del '92, un accordo segreto tra la mafia e alcune gang criminali dell'ex URSS avrebbe dato vita ad una squadra di killer provenienti dalle fila dell'ex KGB con il compito di proteggere il traffico mondiale di droga.
Nel febbraio del '93, in provincia di Como, i Carabinieri hanno arrestato Giulio Antonio Lombardo sospettato di essere una pedina di un traffico di materiale nucleare.
Il mercato delle armi e quello, continuamente intersecante, della droga non sono gli unici affari illeciti svolti dai "consorzi" criminali siculo-russi.
Secondo il Ministero degli Interni della Repubblica Ceca, i boss della mafia italiana e di quella russa hanno stipulato una joint venture finalizzata al controllo di due terzi dei proventi illeciti mondiali per il 1997.
Già nel 1989 la svalutazione del rublo permise alle famiglie mafiose dei Cuntrera, dei Madonia e di Nitto Santapaola di speculare, acquistandone l'equivalente di trenta milioni di dollari subito investiti nell'acquisto di una banca di Ekaterimburg, primo passo per un'attività di riciclaggio e di reinvestimento di profitti illeciti.
Inoltre, come finanziarie della criminalità russa agiscono i Santapaola di Catania e i Madonia di Palermo.
La camorra ha operato nell'est con il solito sistema dell'inserimento dei suoi uomini nel tessuto sociale da "conquistare". Gli uomini della camorra si sono insediati nelle zone russe più redditizie, investendo le notevoli risorse di cui disponevano e inserendosi in settori criminali quali racket e traffico di armi e in settori leciti, soprattutto attività commerciali e servizi finanziari.
I legami con la malavita russa e dell'est hanno diversi riscontri.
A Scafati, nel luglio del '93, sono state scoperte 4 armi tattiche (bazooka) in due auto di camorristi.
Un settore in cui la camorra opera con grande abilità è la falsificazione di dollari. Le banconote da 100 dollari vengono contraffatte nella misura di 100 miliardi di dollari all'anno. Questa massa di dollari viene utilizzata per acquistare beni o per corrompere pubblici funzionari, tuttavia l'aspetto più pericoloso è costituito dalla destabilizzazione delle economie dei Paesi dell'est: in Russia i dollari falsi circolanti rappresentano un quarto dei dollari reali, cioè quasi 2 miliardi e mezzo di dollari sono falsi (Confcommercio, 1994).
La camorra (il clan Licciardi) cura anche gli interessi finanziari dei gruppi russi, soprattutto dei Ceceni, nell'occidente.
La 'ndrangheta, secondo la Procura della Repubblica di Locri, può ormai contare su solidi appoggi a San Pietroburgo. Diversi miliardi di rubli sono stati investiti in Russia in affari più o meno leciti.
La collaborazione della malavita calabrese con quella dell'est riguarda diversi settori criminali:
- nel febbraio del ‘93, a Milano, venne intercettato Sergio Lepore, un corriere che trasportava in Calabria armi russe transitate dalla Croazia e sette chili di sostanza da taglio per la cocaina;
- nell'ottobre dello stesso anno a personaggi legati a cosche calabresi sono stati sequestrati lanciamissili, esplosivi vari e armi portatili di fabbricazione sovietica.
Per ciò che concerne il riciclaggio, la stessa Procura ha scoperto che un uomo legato alla cosca dei Malò-Piromalli, Salvatore Filippone, riciclava milioni di dollari mediante prestanome e istituti finanziari.
Segnali di partecipazione di criminali calabresi sono frequenti anche in società rumene. L'arresto di Domenico Libri (settembre 1992) ha permesso di scoprire le intenzioni dei calabresi che, in collaborazione con la malavita rumena, stavano per immettere nel processo di privatizzazione economica un'ingente quantità di dollari, approfittando dell'inesistenza di regole volte ad accertare la liceità dei capitali investiti.
Rapporti privilegiati con la malavita dell'est sono mantenuti anche da esponenti della Sacra Corona Unita. I clan pugliesi, di fatto avvantaggiati dalla guerra civile jugoslava, hanno assunto un ruolo fondamentale nel narcotraffico e nel traffico di armi.
Nei porti pugliesi transita buona parte della droga prodotta nel Medio oriente, soprattutto quella turca.
Il traffico di armi sfrutta le classiche vie di approvvigionamento di tabacchi lavorati esteri facendo transitare armi ed esplosivi provenienti dalla Turchia e dalla ex Jugoslavia.
Il salto di qualità compiuto dalla malavita pugliese è confermato da:
- una presenza, in continuo aumento, di salentini e brindisini nelle città albanesi con l'apertura di molteplici attività economiche;
- arresti, in Puglia, di membri di gruppi criminali operanti nel traffico di droga e di armi.
La "mafia del Brenta", che opera nel nord-est italiano, usufruendo della legislazione bancaria garantista austriaca, ha utilizzato questo Paese per far transitare i propri investimenti in Ungheria dove esistono ancora conti cifrati. Il mezzo più usato per il riciclaggio sono i casinò polacchi ed ungheresi (nella sola Budapest ne esistono 13).
Al di fuori dei gruppi più rilevanti, indagini concluse nel settembre del '94 hanno permesso di identificare diversi traffici di auto rubate gestiti da malviventi italiani con la partecipazione di sodalizi criminali rumeni, bulgari, ungheresi, cechi e slovacchi.
La Polizia stradale di Pesaro ha denunciato nel 1994 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fano 30 persone per associazione a delinquere finalizzata al traffico di auto rubate con la Repubblica Ceca, mentre la Polizia Stradale di L'Aquila ne ha segnalate 42 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avezzano per lo stesso tipo di traffico con la Romania.
Sempre per lo stesso reato la Questura di Teramo ha denunciato nel 1994 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo 24 individui.
Com'è noto, allo scopo di vanificare queste forme di collaborazione illegale fra criminali, l'Italia ha stipulato diversi accordi bilaterali con alcuni Paesi dell'est europeo. Tra gli altri si ricordano:
- gli accordi con l'URSS e la Bulgaria, rispettivamente del 30 novembre 1989 (Roma) e dell'8 dicembre 1989 (Sofia) sul narcotraffico;
- l'accordo del 19 febbraio 1991, a Budapest, con l'Ungheria sul crimine organizzato;
- l'accordo del 29 agosto 1991, a Tirana, con l'Albania sul narcotraffico, con protocollo aggiuntivo riguardante la cooperazione bilaterale per lo scambio di informazioni, per la prevenzione e il contrasto dei flussi migratori illegali e per il contrabbando di tabacchi lavorati esteri;
- l'accordo del 28 maggio 1993, a Roma, con Bielorussia, Croazia, Romania, Slovenia e Ucraina sul narcotraffico;
- l'accordo dell'11 settembre 1993, a Mosca, con la Russia, per la lotta alla criminalità che prevede incontri regolari di una commissione mista; è prevista inoltre la formazione di gruppi di lavoro sulle attività criminali (riciclaggio, narcotraffico, contrabbando di opere d'arte) e sui collaboratori di giustizia.
Di notevole importanza si configura l'accordo tecnico TELEDRUG stipulato con la Russia il 13 gennaio 1993. Questa intesa ha lo scopo di creare un sistema informativo comune per l'interscambio telematico delle informazioni attinenti al narcotraffico della "rotta Balcanica".
7. La lotta alla criminalità organizzata nella federazione russa
L'attività di contrasto, operativa o normativa, delle Repubbliche della CSI è in parte vanificata dal fatto che i vari Governi non sono in grado né di stanziare risorse adeguate per l'apparato repressivo, né di creare, a livello preventivo, strutture socioeconomiche che impediscano alla criminalità organizzata di continuare a reclutare numerosi adepti tra la popolazione ormai allo stremo. Ciò ha, evidentemente, ritardato la messa a punto di un disegno di contrasto a carattere generale idoneo a neutralizzare la criminalità organizzata.
L'assenza di un coordinamento nella lotta alla mafia è evidenziata dalla situazione della Federazione Russa. Nel 1988 Gorbaciov istituì il Dipartimento per il Controllo della Criminalità Organizzata che non riuscì a funzionare per l'inesistenza di una legislazione organica in grado di reprimere le attività illecite.
Le leggi promulgate successivamente non erano però legate ad un unico contesto né tale obiettivo fu raggiunto dall'emanazione del nuovo codice penale del 1990.
Nel 1991 vennero emanati due provvedimenti: il primo prevedeva il ritiro delle banconote da 50 e da 100 rubli, nel tentativo di stroncare l'economia sommersa; il secondo prescriveva la compilazione di un modulo per ogni transazione superiore a 10.000 rubli.
Bisogna attendere l'ottobre del '92 ed il Decreto presidenziale per la "Difesa dei cittadini e la tutela dell'ordine e del diritto" per avere un impegno concreto contro il crimine organizzato.
Sono stati istituiti nuovi reparti nell'ambito del Ministero degli interni e molte strutture sono state potenziate.
Si è cercato di consolidare i collegamenti tra le strutture centrali e quelle periferiche ed il Ministero della Sicurezza (ex KGB) che ha messo a disposizione della lotta alla criminalità organizzata la sua struttura.
Nel 1993 è stato istituito il Dipartimento di Polizia Fiscale e diverse proposte di legge sono state presentate al Parlamento.
Tuttavia alcune leggi sono state approvate con modifiche che ne hanno snaturato la ratio (la legge sui crimini fiscali e la legge sul pubblico impiego), altre sono state respinte (la legge sul riciclaggio e la criminalità organizzata).
Nel giugno del 1994 Eltsin, con decreto presidenziale, ha dato alla polizia il potere di procedere a perquisizioni locali, sequestri, richieste di informazioni bancarie nei confronti di quanti risultino sospetti di crimini mafiosi senza la preventiva autorizzazione dell'Autorità giudiziaria.
Il decreto, che estende tali misure anche ai familiari dei sospettati, permette un fermo di polizia della durata di 30 giorni.
È prevista, inoltre, la costituzione di milizie volontarie di cittadini col compito di aiutare la polizia negli interventi in caso di flagranza di reato.
Contro il decreto, si sono levate diverse critiche. Alcuni hanno espresso il timore che, a causa dell'elevata corruzione esistente tra le forze dell'ordine, questo decreto possa essere artatamente utilizzato per eliminare gruppi criminali concorrenti.
Il problema di fondo è che, in attesa di una completa revisione della normativa contro il crimine organizzato, le misure di controllo e di repressione si basano solo sul principio del reato tipico commesso. Al contrario, occorrerebbe superare tale difficoltà con l'emanazione di una norma simile all'art. 416 bis del codice penale italiano che permetterebbe di contrastare le associazioni criminali indipendentemente dalla commissione del fatto tipico commesso.
Tuttavia il tentativo di introdurre una legislazione mutuata dall'esperienza italiana e statunitense è stato vanificato dall'opposizione del Parlamento russo nel dicembre del 1994.
Nonostante le carenze evidenziate, però, l'attività di contrasto delle forze di polizia è stata rilevante.
Nei primi dieci mesi del 1994 sono stati identificati i presunti colpevoli di 1.188.400 reati.
Sono stati repressi 62.000 reati riguardanti lo spaccio e il traffico di droga con il sequestro di 3.747 chili di sostanze stupefacenti.
Il prezzo pagato è molto alto: 162 agenti sono morti e 388 sono stati feriti nell'adempimento del dovere.
Nel marzo del '95 Eltsin ha varato, con decreto, il "Servizio Federale di Sicurezza" una super agenzia con ampi poteri nell'attività di contrasto alla criminalità organizzata.
La constatazione che la lotta al crimine organizzato debba essere svolta a livello internazionale ha portato i responsabili delle forze dell'ordine della Federazione Russa a sostenere l'elaborazione di un programma comune di lotta da parte di tutti i Paesi coinvolti da tali attività illegali.
Nel marzo del ‘93, a Varsavia, in una conferenza internazionale sul crimine, il rappresentante russo, dopo aver tracciato un preoccupante quadro sugli sviluppi della situazione criminale, ha espresso il suo timore per l'insufficiente livello di cooperazione tra i vari Stati.
La risposta dell'occidente è stata pressoché immediata: il 20 luglio 1994, a Wiesbaden, si sono riuniti i rappresentanti delle forze anticrimine di USA, Germania, Canada, Russia e Italia al fine di varare un'azione comune di contrasto che, tra l'altro, dovrebbe prevedere la creazione di una forza comune internazionale, un continuo scambio di informazioni e comunicazioni criptate, scambio di uomini e personale specializzato.
L'FBI, per bocca del suo direttore Louis Freeh, ha inoltre annunciato la firma di un accordo russo-americano in base al quale, mentre l'FBI aprirà una base a Mosca, viceversa a Washington ne sarà aperta una da parte del Dipartimento per la lotta al crimine. È da sottolineare che tentativi di adottare idonee misure di contrasto al crimine organizzato vengono svolti da Ucraina, Bielorussia e Repubbliche dell'Asia centrale.
8. Conclusioni
Avviandomi alla conclusione, si può affermare che verosimilmente il crimine organizzato russo acquisirà ancora di più un carattere internazionale che gli permetterà di diversificare le attività nella gestione di affari leciti e di incrementare anche la capacità di contrapposizione agli organi di polizia.
Nella valutazione di una adeguata risposta a questa prospettiva occorrerà definire un duplice obiettivo:
- neutralizzare le attività dei gruppi più potenti che operano a livello internazionale ed in stretto collegamento con le "mafie" di altri paesi;
- impedire ai gruppi criminali di qualsivoglia nazionalità o provenienza di potersi affermare nella società russa attraverso il reimpiego di capitali illeciti.
A tal fine, elemento essenziale è la cooperazione tra tutti quegli Stati che già, a livello nazionale, combattono da anni la criminalità organizzata che dovrà tendere ad un maggiore e continuo interscambio di informazioni e un più attivo rapporto di collaborazione.
Convinti che il crimine organizzato è un problema internazionale, tutti gli Stati dovrebbero uniformare la loro normativa in materia per renderla maggiormente adeguata ad una lotta globale e sovranazionale alla criminalità organizzata.
È necessario, in altre parole, dare una risposta unitaria all'unitarietà dell'azione delle organizzazioni criminali.
Tuttavia, l'attività delle forze di polizia, da sola, non potrà essere sufficiente: bisogna affermare una nuova cultura della legalità, dare una speranza ed una dignità alla popolazione russa che vede ipotecato il proprio futuro dagli affari illegali.
La lotta alla criminalità organizzata non può, inoltre, essere disgiunta dalla creazione di nuove regole, di nuovi principi sui quali fondare una nuova società globale in cui lo Stato possa riacquistare la fiducia dei cittadini, soprattutto delle nuove generazioni.
Attraverso la "mondializzazione" di un sistema internazionale di norme e di obiettivi, che inglobino la lotta alla criminalità organizzata ormai diffusa in tutti i Paesi, si potrà giungere ad una "universalizzazione" di principi e valori che trascendano la storia particolare che li ha prodotti e diventino validi in tutti i contesti sociali.